In un mondo letteralmente invaso dalla plastica, l’uso del “poliestere riciclato” attrae i consumatori che si sentono rassicurati e fanno il loro acquisto convinti di dare il proprio contributo per diminuire l’impatto della moda sull’ambiente. Ma è davvero così? Se più indizi fanno una prova, possiamo dire che il poliestere riciclato non è molto più sostenibile di quello vergine. Soprattutto perché nella maggioranza dei casi proviene dal riciclo delle bottiglie di PET e non dal riciclo degli abiti. Si tratta pur sempre di plastica, rilascia microplastiche, è difficilmente riciclabile una seconda volta e quindi non è un materiale circolare. Lo affermano gli studi più recenti usciti su questo tema. E’ però molto semplice da inserire nelle collezioni, costa poco e permette di costruire una narrazione di sostenibilità nella quale molto spesso il consumatore cade. Insomma, il poliestere riciclato è ottimo per confondere le carte e fare un po’ di greenwashing.

Il poliestere, la fibra più usata al mondo

Secondo il “Preferred fiber and materials market report 2021” di Textile Exchange il poliestere è la fibra più utilizzata al mondo e copre una fetta di mercato del 52%. E’ primo indiscusso, se si tiene conto che il cotone rappresenta il 24,2% delle fibre commercializzate. Il 15% del poliestere utilizzato è riciclato, e il 99% del poliestere riciclato proviene dalle bottiglie di PET. L’1% rimanente proviene da rifiuti oceanici, tessuti in poliestere di scarto o da residui di lavorazione pre-consumo. Praticamente il poliestere riciclato che viene utilizzato proviene dalle bottiglie di PET.

Preferred fiber and materials market report 2021” di Textile Exchange

Dal PET proviene la maggioranza del poliestere riciclato

Le bottiglie in PET vengono riciclate meccanicamente per creare fibra di poliestere per i vestiti. E’ vero che per produrre il poliestere riciclato viene consumata il 59% di energia in meno e si produce meno CO2 che per la produzione di poliestere vergine ma queste cifre non tengono conto della impatti della produzione della sua materia prima: le bottiglie di plastica.

Il processo di trasformazione delle bottiglie di PET in poliestere ha diverse criticità. Innanzitutto c’è il problema della riciclabilità: il riciclaggio meccanico fa perdere forza alla fibra e i vestiti in PET riciclato non sono infinitamente riciclabili. Per questo motivo la fibra in PET riciclato richiede la miscelazione con il sintetico vergine per ottenere le proprietà e le prestazioni del materiale richieste. Quindi non si tratta di una soluzione circolare e alla fine questi prodotti finiscono in discarica.
In secondo luogo, esiste una concorrenza diretta tra le industrie dell’imballaggio e dell’abbigliamento per le bottiglie in PET. Nella legislazione UE e in altri Paesi sono stati inseriti degli obiettivi che richiedono una determinata percentuale di contenuto riciclato per le bottiglie in PET e questo influenza in modo significativo la domanda da parte dei produttori di bottiglie. Due settori diversi si contendono le bottiglie di PET, ma la soluzione migliore sarebbe quella di avere un riciclo da bottiglia a bottiglia e un riciclo da vestito a vestito, così da evitare la discarica e una inutile guerra dei prezzi.

Il problema delle microplastiche

Le fibre sintetiche dipendono dalla produzione di combustibili fossili e rilasciano le microplastiche nell’ambiente; queste microplastiche sono sono presenti ovunque, con importanti effetti sulla vita acquatica e sulla salute umana. Se l’obiettivo dichiarato del mondo della moda è quello di allentare la propria dipendenza dai combustibili fossili, il poliestere riciclato non è la soluzione migliore.

E’ diventato popolare come scelta più sostenibile, ma questo rende il problema ancora più grave: è una soluzione semplice quella di sostituire il poliestere vergine con quello riciclato, ma non riduce in nessun molto l’utilizzo di materiali sintetici da parte dell’industria moda e rende più difficile immaginare un vero cambiamento.

Le microplastiche sono un problema serio che sta peggiorando e sono nella maggioranza dei casi prodotte dall’industria della moda. Secondo uno studio del 2021, condotto dal Galway-Mayo Institute of Technology in Irlanda, le fibre sintetiche rappresentano il 35% dell’inquinamento da microplastiche marine.

Synthetichs Anonimous

Le soluzioni proposte dai brand vanno nella maggioranza dei casi nella direzione di soluzioni di fine ciclo, come il miglioramento dei sistemi di filtraggio per la tintura, le lavatrici e impianti di trattamento delle acque reflue, ad esempio sviluppando filtri per uso domestico lavatrici. Nessuno prende in considerazione la possibilità di ridurre il consumo di sintetici.

Si può fare a meno del poliestere?

Nel rapporto Synthetics Anonymous, l’organizzazione non governativa Changing Markets Foundation sostiene che i marchi non si stanno impegnando per trovare soluzioni alternative all’uso di sintetici come poliestere e nylon. Lo conferma anche il rapporto di Textile Exchange: fa un elenco degli impegni che i brand si sono presi per rendere il poliestere più sostenibile e, anche le proposte più virtuose, vanno nella direzione di impegnarsi ad approvvigionarsi di una percentuale maggiore di poliestere riciclato, ma come abbiamo visto non è questa la soluzione.

Il settore dell’abbigliamento sportivo, ad esempio, è dipendente dalle fibre sintetiche, che garantiscono ai consumatori le performance richieste: i capi devono essere elastici, traspiranti, impermeabili, lavabili in lavatrice, ad asciugatura rapida, traspiranti, robusti, modellanti e aerodinamici.

Una scelta diversa dall’uso di nylon e poliestere nell’active wear sembra difficilmente raggiungibile, almeno con i grandi numeri. Ma c’è che sta facendo degli esperimenti.

Ad esempio Allbirds, il marchio noto per le sue sneakers in lana merino, in estate ha lanciato una collezione performance di sei pezzi utilizzando materiali naturali, come lana e fibre di eucalipto. E’ una specie di test di mercato per capire se i consumatori apprezzano le performance di questi materiali proposti per l’attività fisica, ma si tratta pur sempre di una capsule.

Nel rapporto “Syntethics Anonimous” sono solo sei marchi i abbigliamento – Dressmann, Esprit, Hugo Boss, Puma, Reformation e United Colors of Benetton – che hanno dichiarato di voler evitare o ridurre del tutto i sintetici.

Fibre naturali contro fibre sintetiche, un confronto senza vincitori

Ma le fibre naturali possono rappresentare una soluzione migliore delle fibre sintetiche? E’ una sfida senza vincitori. Se si prendono in considerazione aspetti diversi di entrambe queste famiglie di fibre troviamo pro e contro. Le fibre naturali non possono rappresentare una reale alternativa se si guardano aspetti come l’impatto sul suolo o il consumo di acqua, ad esempio.

Ma soprattutto non potremmo certo sostituire l’enorme quantità di fibre sintetiche utilizzate dal mercato con fibre naturali, perché l’impatto sul pianeta sarebbe tremendo.

Il problema non è solo scegliere tra fibre naturali e fibre sintetiche: il problema è ridurre la quantità di prodotto che viene consumata, fare scelte migliori e più consapevoli.

E poi puntare sulla ricerca e sulla sperimentazione di nuove soluzioni, senza limitarsi ad accettare soluzioni semplici come è ad esempio quella del poliestere riciclato dal PET: un’ottima soluzione per lanciare un messaggio veloce e rassicurante, che però non riduce l’impatto ambientale di quello che indossiamo.

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