Moda sostenibile e intelligenza artificiale: una relazione che stenta a decollare. Eppure possono essere tante le connessioni che possono crearsi tra questi due mondi, c’è solo da esplorare le nuove soluzioni. Rachele Didero, fashion designer e founder di Capable, ha creato una collezione di maglieria con l’intelligenza artificiale, studiata per confonderla. In che modo? Impedendo il riconoscimento biometrico di chi la indossa. Lo so, vi ho incuriosito: non vi resta che ascoltare l’episodio.

Privacy e AI

Di intelligenza artificiale si parla moltissimo, ma sempre come qualcosa da cui dobbiamo proteggerci, che vuole rubarci qualcosa. Ma se invece fosse uno strumento per amplificare le nostre possibilità e farci esplorare nuove funzionalità? Rachele Didero, fashion designer specializzata in maglieria, ricercatrice del Politecnico di Milano, sta portando avanti una ricerca innovativa su Textile for Privacy al MIT di Boston. 

Rachele ha infatti creato una collezione in maglieria di 8 capi, prodotti in Italia, componendo il disegno sui capi utilizzando l’intellingenza artificiale, ma per confonderla. In poche parole, i capi di Rachele, realizzato i dalla start up Capable, sono costruiti per impedire il riconoscimento biometrico di chi la indossa. Ormai in molti luoghi pubblici sono presenti tecnologie che permettono il riconoscimento facciale: difendere la propria privacy è una esigenza che sarà sempre più avvertita. La cosa incredibile della collezione è che è molto colorata, appunto per creare questi disegni. Quindi qualcosa di estremamente vistoso da indossare, che in realtà serve per non essere visto dall’intelligenza artificiale. 

Uno dei capi della collezione Capable

Questa è una delle applicazioni possibili, una delle porte che può aprire l’uso dell’intelligenza artificiale. Serve come esempio per capire che le possibilità di quello che si può riuscire a fare sono infinite. Nella moda l’AI può fornire un supporto creativo generando automaticamente suggerimenti di pattern, può aiutare i fashion designer a creare nuovi progetti e stili in modo più efficiente ed innovativo, riducendo anche tempi, costi e sprechi legati alla prototipazione. Si possono inoltre analizzare dati relativi ai trend e alle preferenze dei consumatori, permettendo di ottenere una maggiore comprensione e consapevolezza del mercato, ed anticipare le richieste del proprio target. 

Tutto da esplorare è il tema dell’ottimizzazione della produzione e gestione della supply chain, per ottimizzare la produzione e ridurre gli sprechi. Quindi, se correttamente utilizzata, può anche essere una soluzione legata alla sostenibilità.

Un nuovo modo di progettare

La maglieria si adatta particolarmente alla progettazione di un AI, perché è molto materica e permette di fare delle sperimentazioni interessanti. Da mesi seguo con interesse il lavoro del brand spagnolo La Casita de Wendy, con la sua “inteligencia artesanal”. Il brand ha creato una collezione di maglieria bellissima, colorata, fiorita, arricchita da lavorazioni in rilievo, utilizzando l’AI. Con le immagini di questi prototipi, ha aperto il pre-ordine dei capi, che poi sono stati realizzati. Per me, si tratta di opere d’arte ed è incredibile come la trasposizione da digitale a fisico, sia stata fedele. 

La Casita de Wendy

Pre-ordine, personalizzazione, prototipazione easy: forse dovremmo esplorare meglio le connessioni tra AI e moda sostenibile?

Creare comunità e stabilire connessioni

Un’altra esperienza interessante è quella di The Fabricant, start up olandese, con un team composto anche da italiani, che utilizza NFT e AI per permettere una progettazione moda collettiva e condivisibile. 

Tutti i titolari di NFT possono creare, scambiare e indossare collezioni di moda digitali; hanno inoltre accesso esclusivo a eventi di co-creazione, drop privati, indumenti gratuiti, corsi di apprendimento ed esperienze di moda. Obiettivo: costruire il guardaroba del metaverso.

Logistica e AI

L’AI può essere utilizzata non solo in ambito creativo, ma anche per la gestione della logistica e delle catene di fornitura: alcuni brand la stanno sfruttando con l’utilizzo di microchip nelle etichette di sicurezza per ottenere una piena visibilità sull’inventario e individuare la posizione di specifici stili e taglie. 

Ci sono ancora tanti ambiti da esplorare e ci sono molte cose da capire. Sicuramente questi strumenti però sono una realtà, dobbiamo essere incuriositi, provare a conoscerli, prima di decidere se e come usarli.

La conversazione con Rachele Didero, founder di Capable e ricercatrice del Politicnico di Milano in fashion for Privacy, mi ha aiutato ad affacciarmi in questo mondo. Spero che farà lo stesso effetto anche a voi, Buon ascolto 

Cover Foto di Steve Johnson su Unsplash