Quando si pensa alla galassia dei tessuti si fa subito riferimento alla moda, ma c’è un altro mondo che ci vede leader a livello europeo: quello dei tessuti tecnici, che a volte trovano impiego anche nella moda, ma che hanno anche impieghi diversi che aprono la mente a usi innovativi. Ne ho parlato con Mauro Sampellegrini, Direttore Ricerca Innovazione Sostenibilità di Confindustria Moda nell’intervista di questo episodio.
I tessuti tecnici si differenziano dai tessuti tradizionali per la loro focalizzazione sulle prestazioni piuttosto che sull’estetica, funzionalità aggiuntive che vanno oltre il 3D e si spingono verso il 4D, in una vasta tipologia di applicazioni: sicuramente ci aprono la mente verso un mondo nuovo. Questi tessuti trovano applicazione in svariati settori, inclusi dispositivi di protezione individuale, medicale, trasporti, aerospaziale, elettronica e accumulo energetico, mantenendo le proprietà intrinseche dei tessuti come flessibilità e leggerezza.
L’Italia leader nella produzione di tessile tecnico
L’Italia è il principale produttore europeo di tessile tecnico, superando o competendo strettamente con la Germania in alcuni ambiti di applicazione. La nostra produzione si distingue per la completezza della sua filiera produttiva, che include la produzione di fibre, filatura, tessitura, tessuti non-tessuti, confezione e la fondamentale parte chimica di finissaggio. Il settore italiano genera un fatturato annuo stimato tra i 7 e i 10 miliardi di euro, contribuendo per il 10% al fatturato totale del tessile italiano.
Le opportunità di crescita per questo settore sono entusiasmanti: la rivoluzione del packaging per la riduzione della plastica, l’introduzione di fibre sempre più leggere e performanti, l’uso di tessuti intelligenti in ambiti diversi, fanno del tessile tecnico un comparto con grandi prospettive. Senza tenere conto dell’assenza di stagionalità nella produzione, che invece per il settore moda rappresenta un limite.
Se le prospettive future sono interessanti, non mancano però le sfide: in particolare quelle legate alla gestione di sostanze come i PFAS, la normativa in evoluzione sugli allergeni, la riduzione delle microplastiche.
La sfida del “Safe and Sustainable by Design”
“Safe and Sustainable by Design” è la parola d’ordine per ridurre l’uso di sostanze chimiche, migliorare la riciclabilità e aumentare la durabilità dei prodotti. Safe and Sustainable by Design (SSbD) è un approccio sistemico che integra sicurezza, sostenibilità e funzionalità nello sviluppo di sostanze chimiche e materiali fin dalle prime fasi di progettazione. L’obiettivo è progettare prodotti e processi che, pur offrendo i servizi desiderati, abbiano un impatto minimo sulla salute umana e sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita, dalla progettazione allo smaltimento, promuovendo la circolarità. L’approccio è parte di iniziative europee come il Green Deal e la Chemicals Strategy for Sustainability, con l’adozione di un quadro di valutazione per identificare se una sostanza o materiale rispetta questi principi.
La sfida della circolarità
L’innovazione è cruciale e il settore tessile tecnico sta investendo significativamente nel riciclo e nell’economia circolare, con centri tecnologici in Europa e Italia che sviluppano soluzioni per la materia prima seconda, che rappresenta non solo un valore etico ma anche un vantaggio competitivo in termini di costi.
Le nuove sfide attirano le nuove generazioni, rendendo le aziende più appetibili per i giovani talenti. Confindustria Moda supporta le aziende nell’esplorazione di nuovi campi come la difesa e l’aerospazio, facilitando il matchmaking tra diversi settori per creare nuovi prodotti e servizi: Mauro Sampellegrini, Direttore Ricerca Innovazione Sosteniblità di Confindustria Moda, ci spiega come nell’intervista che potete ascoltare qui sotto.