Diversity is not a limit, you are the limit. Grazie alla moda e alla tecnologia

DI EMILIA TORCINI

Quando si parla di moda, si pensa subito a un valore estetico come prodotto. Cosa succederebbe se la moda diventasse un mezzo di espressione per combattere le disuguaglianze sociali?

Un prodotto commerciale può combattere queste barriere?  Grazie alla collezione “Disability is not a limit, you are the limit” scopriremo la verità. Iniziando dalla storia dei movimenti sociali, in particolare quello della disability Action, un movimento per i diritti delle persone con disabilità. Un abbigliamento comodo e pratico per protestare nelle strade, per dare una speranza, un volto, una voce. E’ proprio questo la collezione: vuole dare un volto, un’identità, a queste persone. Pensando a chi aveva paura di mostrarsi per ciò che era perché la società si considerava perfetta, io come stilista, ho pensato alla sartoria inglese perfetta in ogni dettaglio. “La disabilità equivaleva a debolezza”, diceva la società di allora, le disuguaglianze verso il diverso erano normali per le persone. Questa è la storia, non possiamo cambiare il passato però possiamo cambiare il futuro. Quando si pensa al futuro, si pensa alla tecnologia. Ė difficile pensare di unire due mondi, pensieri e lavori diversi, quando si tratta di moda e tecnologia si pensa a questo. Cosa succede, se questi due mondi si uniscono? E perché vi chiederete: due mondi possono aiutare, a includere persone con forma di disabilità, in questa società?. Grazie alla collezione “Disability is not limit, you are a the limit” in particolare, i busti ortopedici di scarto. Abbiamo unito queste visioni. 

Busti ortopedici di scarto che diventano oggetti di moda

La moda da una parte, creando un design accattivante a livello stilistico: creando stampe dipinte a mano con tintura a base d’acqua. Realizzate a mano che riportano le affermazioni di Jean-Paul Sartre, grande filosofo francese con “L’inferno sono gli altri” , e l’affermazione “La disabilità equivale a debolezza” di Franklin Delano Roosevelt. Al suo interno la trapunta di scarto, per dare maggior confort a chi lo indossa. Per chi non ama un design impegnativo, la collezione propone un secondo busto sempre di scarto, dipinto anch’esso ad inchiostro d’acqua color ottone. E proprio qui si nasconde il legame fra i due mondi.

La tecnologia che rende questi oggetti anche terapeutici

Dall’altra la tecnologia, grazie ad alcune ricerche scientifiche, in particolare, quella della università della Germania della pubblicazione 18 giugno 2018. Spiega un esperimento “la terapia vibratoria in pazienti con paralisi cerebrale”. Grazie a delle vibrazioni sopra cutanee, possiamo ridurre la tensione spastica dei muscoli, usata in maniera costante. La tensione spastica viene controllata in alternativa con uso di farmaci, la prima opzione, è una terapia naturale. Grazie al sostegno di Leonardo Cappello, ingegnere presso“L’Istituto di BioRobotica della scuola Sant’Anna”. abbiamo dato vita a questa documentazione, usando proprio un busto ortopedico della collezione “disability is not a limit, you are the limit”. Inserendo nella parte posteriore del busto le vibrazioni, esse sono posizionate nella parte posteriore lombare per chi lo indossa, inoltre, esse sono ricaricabili grazie ai raggi solari. Per avere un impatto più sostenibile, verso il nostro pianeta perché la sostenibilità, è importante se non fondamentale a giorno d’ oggi.

La collezione non vuole solo aiutare l’essere umano, ma anche il nostro pianeta, con prodotti sostenibili certificati. Possiamo aiutare noi stessi e il pianeta. Io ho fatto le mie scelte: inclusive, sostenibili e tecnologiche.

Ma soprattutto, la disabilità è un limite nell’industria moda?

L’unico vero limite è la nostra mente, che non vede oltre l’apparenza e non conosce la fratellanza. La moda non ha paura, perché tu si? hai paura del diverso. Il diverso è bello perché ci rende unici, soprattutto nella moda è l’espressione del nostro io interiore. Camera Nazionale della Moda Italiana con il manifesto Diversity and Inclusion afferma ”Il nostro approccio alla Diversità e all’Inclusione implica il riconoscimento e il rispetto di esperienze di vita diverse dalle nostre e la denuncia di tutte le discriminazioni sociali che annullino il privilegio per alcuni e lo svantaggio per altri. Inoltre, CNMI lavorerà con i propri brand per coltivare un ambiente tutelante allo scopo di garantire benessere e pari opportunità di carriera, in modo da stimolare un significativo cambiamento culturale nell’industria della moda.”

La moda sta lavorando per inclusione nella industria della moda. i brand iscritti al manifesto sono: Bottega Veneta, Brioni, Dolce & Gabbana, Emilio Pucci, Ermenegildo Zegna, Etro, Fendi, Giorgio Armani, Gucci, Loro Piana, Max Mara, Missoni, Moschino, OTB, Prada, Salvatore Ferragamo, Valentino, Valextra e Versace. Speriamo con il tempo si aggiungano altri brand alla lista indicata. L’inclusione inizia quando siamo liberi di essere noi stessi e trovare la fratellanza il rispetto per noi stessi senza aver paura di essere: disabili, di colore, ecc. perché il limite è dentro le nostre menti. 

Titolo tesi: Emilia Torcini, – “Disability is not a limit, you are the limit, grazie alla moda e alla tecnologia” – Corso di laurea: Fashion Design  – Scuola:Istituto Modartech

BIOGRAFIA


Sono nata il 20.09.97  da un parto trigemellare. Essendo prematura, ho subito dei danni all’emisfero cerebrale destro, che mi impediscono di camminare con disinvoltura. Ho frequentato il liceo economico-sociale perché mi affascinaNO i temi sociali. Forse perché io mi sono sentita diversa rispetto ai miei coetanei, perché le persone guardavano la mia disabilità e non la mia persona. Infatti ho subito episodi di bullismo e discriminazione per la mia disabilità.
Dopo il liceo ho avuto un periodo molto Delicato per me, in questo periodo la moda mi ha “aiutata” ha capire   chi sono e chi voglio essere. Perché avevo paura di essere me stessa. Ho intrapreso il corso Fashion Design alla Modartech, in questi tre anni molto intensi ho scoperto  L’amore per la moda e la curiosità per questo mondo. 
 Come dicevo prima la moda è stata per me un’ancora di salvezza, perché mi ha permesso di elaborare un linguaggio solamente visivo, in cui sono le creazioni e non il creatore le protagoniste.
Di recente ho scoperto che la mia disabilità non è un limite, ma un valore aggiunto perché ho sviluppato di più il “lato Creativo” rispetto alle altre persone.Quindi alla fine la mia disabilità non è un limite è una risorsa!.
 Infatti la mia collezione di laurea “Disability is not a limit, you are the limit” (vincitrice di Vogue Talent Award 2021 Durante la Milano Moda Graduate)  parla di me perché Voglio dare voce a persone come me, che si sentono discriminati da questo società. Perché bisogna sensibilizzare e mettere a luce argomenti. Attraverso la mia storia voglio far aprire gli occhi a chi non vede

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