E’ il gruppo italiano OVS a conquistare il posto più alto del podio del Trasparency Index 2021 di Fashion Revolution, con una incredibile ascesa del punteggio generale incrementato del 44%. H&M, che lo scorso anno aveva conquistato il primo posto e non senza qualche polemica (qui il link all’articolo dello scorso anno). Il terzo posto va invece al Gruppo Timberland.
Sono stati 250 i brand intervistati, ma non tutti hanno deciso di rispondere al questionario e quindi hanno totalizzato zero punti nella classifica. Anche la decisione di non partecipare ci dice qualcosa di loro. Il punteggio medio è poco incoraggiante: è solo del 23%.
Come funziona il Transparency Index
Il Transparency Index è predisposto da Fashion Revolution e analizza i brand e le informazioni che rendono disponibili relative alla loro strategia di ambientale ed etica. Come viene spiegato chiaramente nel rapporto, “Essere classificato in alto nell’Indice significa che un marchio importante è relativamente più trasparente di altri grandi marchi. Non stiamo facendo alcuna dichiarazione sul fatto che un marchio sia etico o sostenibile“. Una postilla che si è resa necessaria dopo quello che accaduto lo scorso anno, con il primo posto assegnato a H&M.
Il team di Fashion Revolution ci mette anche in guardia da iniziative che cercano di fare una classifica della sostenibilità dei brand per semplificare le scelte dei consumatori che vogliono essere certi di quello che acquistano: sicuramente la trasparenza è un primo passo importante per una strategia di sostenibilità, ma da sola non basta.
Il Transparency Index prende in considerazione aspetti diversi della vita dei brand: innanzitutto le policy e gli impegni; poi la governance, la tracciabilità, la condivisione e alcune iniziative speciali. Questa sezione quest’anno si è arricchita di tante iniziative che sono state considerate attinenti al tema della trasparenza.
I risultati sono poco incoraggianti: policy e commitments è la voce dove si registrano i punteggi più alti, mentre sul tema della tracciabilità, ad esempio, la situazione è ancora critica. Da questo punto di vista è interessante il numero di aziende che pubblicano la lista dei fornitori: il 47% indica i fornitori di primo livello, solo l’11% i fornitori di materia prima.
Le novità di quest’anno nell’Index
Nell’Index di quest’anno sono stati inseriti una serie di indicatori relativi a come i brand hanno affrontato il tema della gestione dei lavoratori della filiera durante la pandemia. In particolari sono stati aggiunti sei indicatori per valutare quali informazioni i principali marchi hanno divulgato sugli ordini annullati e il gli impatti della pandemia sulla filiera produttiva: un numero ridicolo di brand ha reso noti questi dati. Il 97% di loro ha preferito tacere sulla perdita dei posti di lavoro.
Per evitare che i brand inseriti nell’indice utilizzino i risultati raggiunti con finalità di greenwashing, sono state create delle linee guida per la comunicazione: lo scopo è evitare che l’Indice sia frainteso come misura di etica o sostenibilità.
Cosa ha portato OVS sul podio
Analizzando i dati, ho cercato di capire cosa ha portato OVS in vetta alla classifica, con un incremento del 44% del punteggio sull’anno precedente. La chiave del successo è stato quello di aver scelto di puntare sulla trasparenza della catena di fornitura e sulle iniziative relative al benessere dei lavoratori lungo tutta la filiera. E’ stato predisposto un codice etico, di cui poi è stata valutata l’efficacia con una serie di audit, impostando anche eventuali correttivi. E’ stata inoltre resa nota l’intera catena di fornitura. Effettivamente nella sezione sostenibilità del brand si trovano molte informazioni interessanti.
Cosa stanno facendo i brand del lusso
Anche i brand del lusso si stanno impegnando per essere trasparenti. Le posizioni più alte sono occupate da Gucci e Tommy Hilfinger, ma anche Fendi ha fatto un bel salto in avanti nel punteggio. Wrangler e Adidas hanno invece perso diverse posizioni.
Ogni anno i risultati del Transparency Index riservano delle sorprese: questo vuol dire che il cambiamento richiede tempi lunghi per essere pienamente attuato, ma che mettersi sulla buona strada e fare una politica serie in tema di responsabilità e trasparenza può anche dare risultati immediati. Chi ha utilizzato questo lungo periodo di pandemia per impegnarsi su questo tema ha fatto un investimento sul futuro che sicuramente porterà i suoi frutti.
Cover photo – Fashion Revolution – Credit_BronwynSeier_RiverValley