Il lino e la canapa sono due delle fibre naturali più antiche, usate dall’uomo da migliaia di anni: a volte per fare innovazione si devono recuperare materiali del passato, che però possono essere interpretati in una maniera contemporanea. E’ un po’ la storia del lino e della canapa, due fibre naturalmente sostenibili, che sono al centro di una vera e propria riscoperta da parte di numerosi brand e designer.  Ne parliamo anche con l’ospite dell’intervista di oggi: Pierluigi Fusco Girard, l’Amministratore Delegato del Linificio e Canapificio Nazionale, una delle aziende più antiche d’Italia.

Il lino e la canapa crescono facilmente sul nostro territorio, sono fibre resistenti e versatili, che hanno proprietà antibatteriche, sono traspiranti e che possono essere utilizzate in mista con molte altre fibre. Sono fibre biodegradabili, che vengono estratte dalla coltivazioni di piante utilizzate in molti ambiti e di cui quindi non si butta va niente. E poi sapete che contribuiscono anche a ridurre l’anidride carbonica?

La scomparsa della produzione della canapa in Italia

Fino agli anni Cinquanta l’Italia era una grande produttrice di canapa, che veniva utilizzata non solo per la produzione di fibre per abbigliamento, di carta, ma anche in molti altri ambiti. Negli USA si stavano facendo ricerche molto interessanti sui suoi vari usi, addirittura erano stati fatti degli esperimenti per creare del carburante fatto con la canapa. Proprio questa grande versatilità ha suscitato l’interesse delle lobby del petrolio, preoccupate dall’uso di questa fibra in un momento in cui invece si dovevano spingere le fibre sintetiche. La storia ve la racconto nel podcast e resterete stupiti.

Cosa successe quindi? le piantagioni di canapa scomparvero, grazie a una intensa campagna che la associò alla marijuana. In Italia sono scomparse anche le competenze per coltivarla e lavorarla e si è smesso di fare ricerca sui macchinari. Ma adesso la storia sembra destinata a cambiare.

Patagonia utilizza canapa nel 7% dei propri modelli, Levi’s sta intensificando la ricerca per sostituire gradualmente la canapa con il cotone, cercando di realizzare fibre sempre più morbide.

Il cotone: una fibra naturale ma poco sostenibile

L’analisi comparativa del ciclo di vita tra una camicia di lino e una camicia di cotone “indossata per un giorno intero” dimostra il minore impatto ambientale della coltivazione del lino. L’impatto della camicia in lino sugli indicatori ambientali più importanti risulta fino a 7 volte inferiore a quelli della camicia in cotone.

I filati del Linificio e Canapificio Nazionale

La produzione del cotone, utilizza circa il 2,5% delle terre arabili del mondo e per la sua coltivazione sono necessarie enormi quantità di pesticidi, fertilizzanti e acqua. Inoltre, per essere lavorato, il cotone richiede più energia delle fibre sintetiche. La produzione avviene non sono negli Stati Uniti, che è uno dei maggiori produttori, ma anche in altre zone del mondo dove si creano gravi situazioni di sfruttamento dei lavoratori nei campi, con metodi intensivi di produzione dannosi.

BCI, Better Cotton Initiative è il più grande programma di sostenibilità del cotone nel mondo, che comprende organizzazioni che vanno dalle aziende agricole ai marchi di moda e tessili e alle organizzazioni della società civile, guidando il settore del cotone verso la sostenibilità. Il cotone BCI viene utilizzato da molti brand che vogliono dimostrare la propria attenzione alla sostenibilità:  ma a causa del Corona-Virus il programma potrebbe subire un arresto. L’organizzazione ha fatto sapere che per la prossima stagione (2020-21) non si prevede la licenza di Better Cotton per le coltivazioni cinesi dello Xinjiang, ma altre zone potrebbero aggiungersi presto. La corsa alla sostenibilità del cotone subirà così una battuta d’arresto: utilizzare materiali meno impattanti, come il lino e la canapa, potrebbe diventare una scelta inderogabile.

Il lino, una eccellenza italiana, come racconta Pierluigi Fusco Girard del Linificio e Canapificio Nazionale nell’intervista

L’ospite dell’episodio di oggi è Pierluigi Fusco Girard, l’Amministratore Delegato del Linificio e Canapificio Nazionale. Una delle aziende più antiche d’Italia, operativa dal 1873, che dal 1985 è entrata a far parte del Gruppo Marzotto. Una vera e propria eccellenza Italiana, collocata nel bergamasco in una delle zone più colpite dal Coronavirus. Parleremo anche di questo nell’intervista, della ripartenza di un territorio che non ha mai mollato e che guarda al futuro.